E’ già Pasqua.
Avremmo dovuto attraversare il deserto della quaresima per raggiungere questo traguardo. Ma il deserto non esiste più. Così come non possono esistere più, in un mondo teso solo alla conquista del benessere, la sofferenza, la morte e tutto ciò che comporta sacrificio, dolore, rinuncia. Anche in questa quaresima abbiamo cercato di rinfrescare il nostro deserto con bibite che non placano la sete, compatendo e giustificando mancanze e debolezze.
E adesso è troppo tardi: è già Pasqua.
Tutto ci è scivolato addosso.
E poi sarà ancora quaresima, e ancora Pasqua, e ancora.
Ma dov’è il nostro cuore? Dov’è la voglia di essere e andare oltre, dov’è il cambiamento, il passaggio dalla morte alla vita? Dov’è l’uomo nuovo dentro di noi?
In questi giorni abbiamo ascoltato e meditato brani evangelici dalla forza sconvolgente di uno tsunami come il cieco nato, la samaritana, la resurrezione di Lazzaro; brani che fanno tremare al solo pensiero della trasformazione che avviene nel più profondo di quegli uomini e donne. Brani che hanno intessuto una trama inquietante con le drammatiche realtà dello tsunami, del terremoto, del disastro nucleare, dell’esodo dei profughi africani che hanno sconvolto recentemente l’umanità intera.
E noi cristiani e francescani? Neanche la forza di arrabbiarci con Dio: “Signore dov’eri? Se tu fossi stato qui…” Abbiamo curato le nostre ricche liturgie sociali, virtuali, familiari, religiose accontentandoci di essere ancora vivi, almeno per questa Pasqua. Abbiamo contornato la nostra esistenza di tutto ed ora il tutto ha sopraffatto la nostra stessa esistenza e l’essere non emerge più.
Oggi le chiese cantano di gioia per la resurrezione di Cristo ma domani sarà veramente un giorno diverso? Da che cosa ci riconosceranno? Le gerarchie ecclesiastiche pensano ad ingraziarsi i potenti distaccandosi dal popolo, spesso non abbiamo fiducia neanche nei nostri sacerdoti, noi laici abbiamo piegato e modellato i cardini della fede a seconda delle esigenze di ognuno.
Solo la Parola di Dio resta lì, verità eterna e immutabile, unica roccia su cui costruire una casa piena di vita, piena di speranza.
E’ urgente ricominciare: ricominciare dalla speranza!
La fede può essere finta, la carità ipocrita, ma la speranza no! La speranza non può essere falsa in un mondo disperato. La speranza vera si legge negli occhi e apre un sorriso che rimanda direttamente al cielo, attira le genti senza bisogno di gridare. La speranza è di chi non ha più niente e attraversa i mari per costruire un futuro ai suoi figli. La speranza è di chi è sommerso dal mare e scava tra le macerie della propria esistenza alla ricerca di un segno di vita. La speranza è di chi sfida le radiazioni per salvare l’umanità in pericolo. La speranza è un uomo solo abbracciato alla croce che cambia i destini del mondo. La speranza è di chi soffre immobile, è di chi piange i propri figli e si affida sfinito al Padre celeste.
La speranza è la primavera dell’esistenza: è avere, nonostante tutto, fiducia nelle promesse di Dio e cantare con il salmista: “Signore sia su di noi la tua grazia perché in te speriamo”.
Per questa Pasqua mi auguro e auguro a tutti noi di ricominciare dalla speranza.
Antonio Ferrigno
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