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giovedì 14 novembre 2013

NASCE ELISABETTA RICCHEZZA DI DIO E FARO PER L'UMANITA'

Omelia della nostra sorella Giovanna durante il triduo di S. Elisabetta

Innanzi tutto ringrazio la comunità dei padri cappuccini che anche quest’ anno in occasione del triduo di S. Elisabetta danno a noi dell’ ordine francescano secolare la possibilità di una riflessione  sulla Santa patrona dell’ ordine, da condividere con voi dell’ assemblea.
Elisabetta nasce in Ungheria nel 1207 da re Andrea II e la regina Gertrude.
A quattro anni è già fidanzata, i suoi genitori l’hanno promessa in sposa a Ludovico, figlio ed erede di Ermanno I sovrano di Turingia (all’epoca, questa regione tedesca era una signoria indipendente). Subito viene condotta nel regno del futuro marito, per vivere, crescere ed essere educata nella famiglia del fidanzato secondo un’ usanza abbastanza frequente in un epoca di matrimoni combinati dai parenti degli sposi fin dalla più tenera età.
Nel 1217 Ermanno I muore e gli succede il figlio Ludovico, che nel 1221 sposa solennemente la quattordicenne Elisabetta. Ora i sovrani sono loro due. Lei viene chiamata “Elisabetta di Turingia”.  Secondo tutte le fonti, si trattò di un'unione felice da cui nacquero tre figli, un maschio e due femmine.  Nel 1222 nasce il loro primo figlio, Ermanno. Seguono due bambine: nel 1224 Sofia e nel 1227 Gertrude. Ma quest’ultima viene al mondo già orfana di padre. Il quale partito per la sesta crociata in Terrasanta, non vedrà nemmeno la Palestina: lo uccide un male contagioso a Otranto. Elisabetta a soli vent’anni con tre figli, è già vedova. Da qui a poco Elisabetta, che sempre era stata ostacolata  dai  parenti del marito, viene cacciata, dalla corte insieme ai figli che in seguito le verranno tolti.
Fino ad ora abbiamo visto una panoramica storica di Elisabetta adesso entriamo nella caratteristica della sua vita: Elisabetta incominciò da subito a distinguersi in virtù e santità di vita. Con mitezza e dolcezza accettò e affronto la vita senza mai ribellarsi anzi trasformò ciò che erano organizzazioni, imposizioni degli altri e avversità della vita in modo semplice e sereno accettando tutto .  La sua testimonianza, tutta avvolta nella carità che è Dio, ci propone la vita cristiana come grazia, dono di Dio,con tutto quello che può contenere bello e brutto, facile e difficile. Crede fermamente in ciò che in quel periodo Francesco andava predicando : da Dio che è il bene, tutto il bene il sommo bene non può che venire bene.
Con questa ricchezza interiore con serenità amerà l’uomo che gli è stato scelto vivendo con lui pienamente, anche se per poco, la vocazione matrimoniale; diverrà regina ma sarà  una regina che serve e non che si fa servire,e quando, proprio per questo, sarà cacciata dai familiari del marito, dal suo castello insieme con i suoi figli va presso un convento e prima ancora di chiedere ospitalità chiede di recitare il Te Deum, la preghiera di ringraziamento. Come non leggere in questo suo affrontare le vicissitudini  della vita l’ attuazione della perfetta letizia. Anche questo è una testimonianza di come Elisabetta fosse attratta a vivere la fede secondo quella spiritualità che si andava diffondendo, la spiritualità francescana. Le sarà arrivata dritto al cuore la lettera a tutti i fedeli che Francesco  scrive :“Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, con tutte le loro forze e amano il prossimo come se stessi …..e fanno degni frutti di penitenza: quanto mai sono felici questi e queste facendo tali cose e preservando in esse …” (cfr FF 178). Queste sono le parole che Elisabetta ha certamente sentito nella sua vita dai primi Frati giunti in Germania. Queste le parole che Lei incarna in maniera eccelsa, rendendo evidente nei fatti come la via della penitenza, della conversione, non sia qualcosa di lugubre, fatta di digiuni, e di mortificazioni, ma sia soprattutto e innanzitutto un programma di amore, di crescita nell’amore, in quell’amore che ci ha creati e redenti. Questo amore è il Cristo ed ella conobbe ed amò Cristo nei poveri. E’ fedele a Gesù e al suo Vangelo, attua pienamente le beatitudine evangeliche: beati i puri di cuore, ed ella e pura e umile, beati i poveri , ed ella diventa povera, beati i perseguitati, ed ella è perseguitata  e in tutto questo non smette mai di essere grata a Dio. Che bella testimonianza da hai suoi figli quando non avendo più una dimora comunque ringrazia Dio incoraggiandoli alla vita e alla speranza come fa con i poveri e gli ammalati che assisterà. 
Elisabetta per tutto questo verrà definita, dal suo padre spirituale ricchezza di Dio e aggiungiamo faro dell’ umanità.

Elisabetta è un vero gigante della fede, della speranza, della carità, che nella sua intensa se pur breve vita  - morirà infatti a 24 anni - , ci manifesta tutta la potenza dell’amore del Signore che ha reso fecondo ogni attimo della sua esistenza, e non solo per il suo tempo, ma per ogni tempo. Anche per noi oggi è un esempio che incoraggia, penso alle tante famiglie dove, viene colpita la dignità perché non c’è più fonte di guadagno perché si è perso il lavoro,  dove c’ è incertezza di mantenere una casa  e crescere i figli, dove i giovani appaiono smarriti e senza futuro.  Allora coraggio Dio è con noi questo ci dice appunto con la sua vita Elisabetta ricchezza di Dio e faro dell’ umanità.

Pace e bene
Giovanna Sindaco, Ofs,
14 novembre 2013, in occasione del Triduo per S. Elisabetta

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