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sabato 23 aprile 2011

Pasqua 2011

Resurrezione o Disperazione?
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Ricominciare dalla Speranza

E’ già Pasqua.
Avremmo dovuto attraversare il deserto della quaresima per raggiungere questo traguardo. Ma il deserto non esiste più. Così come non possono esistere più, in un mondo teso solo alla conquista del benessere, la sofferenza,  la morte e tutto ciò che comporta sacrificio, dolore, rinuncia. Anche in questa quaresima abbiamo cercato di rinfrescare il nostro deserto con bibite che non placano la sete, compatendo e giustificando mancanze e debolezze.
E adesso è troppo tardi: è già Pasqua.
Tutto ci è scivolato addosso.
E poi sarà ancora quaresima, e ancora Pasqua, e ancora.
Ma dov’è il nostro cuore? Dov’è la voglia di essere e andare oltre, dov’è il cambiamento, il passaggio dalla morte alla vita? Dov’è l’uomo nuovo dentro di noi?
In questi giorni abbiamo ascoltato e meditato brani evangelici dalla forza sconvolgente di uno tsunami come il cieco nato, la samaritana, la resurrezione di Lazzaro; brani che fanno tremare al solo pensiero della trasformazione che avviene nel più profondo di quegli uomini e donne. Brani che hanno intessuto una trama inquietante con le drammatiche realtà dello tsunami, del terremoto, del disastro nucleare, dell’esodo dei profughi africani che hanno sconvolto recentemente l’umanità intera.
E noi cristiani e francescani? Neanche la forza di arrabbiarci con Dio: “Signore dov’eri? Se tu fossi stato qui…” Abbiamo curato le nostre ricche liturgie sociali, virtuali, familiari, religiose accontentandoci di essere ancora vivi, almeno per questa Pasqua.  Abbiamo contornato la nostra esistenza di tutto ed ora il tutto ha sopraffatto la nostra stessa esistenza e l’essere non emerge più.
Oggi le chiese cantano di gioia per la resurrezione di Cristo ma domani sarà veramente un giorno diverso? Da che cosa ci riconosceranno? Le gerarchie ecclesiastiche pensano ad ingraziarsi i potenti distaccandosi dal popolo, spesso non abbiamo fiducia neanche nei nostri sacerdoti, noi laici abbiamo piegato e modellato i cardini della fede a seconda delle esigenze di ognuno.
Solo la Parola di Dio resta lì, verità eterna e immutabile, unica roccia su cui costruire una casa piena di vita, piena di speranza.
E’ urgente ricominciare: ricominciare dalla speranza!
La fede può essere finta, la carità ipocrita, ma la speranza no! La speranza non può essere falsa in un mondo disperato. La speranza vera si legge negli occhi e apre un sorriso che rimanda direttamente al cielo, attira le genti senza bisogno di gridare. La speranza è di chi non ha più niente e attraversa i mari per costruire un futuro ai suoi figli. La speranza è di chi è sommerso dal mare e scava tra le macerie della propria esistenza alla ricerca di un segno di vita. La speranza è di chi sfida le radiazioni per salvare l’umanità in pericolo. La speranza è un uomo solo abbracciato alla croce che cambia i destini del mondo. La speranza è di chi soffre immobile, è di chi piange i propri figli e si affida sfinito al Padre celeste.
La speranza è la primavera dell’esistenza: è avere, nonostante tutto, fiducia nelle promesse di Dio e cantare con il salmista: “Signore sia su di noi la tua grazia perché in te speriamo”.
Per questa Pasqua mi auguro e auguro a tutti noi di ricominciare dalla speranza.
Antonio Ferrigno

Esperienza di Fede... di Vita


Riconosco, Signore, la tua grandezza,
riconosco, Signore, la tua bellezza.
Sei la meraviglia; compi e hai operato meraviglie nella mia vita.
Grazie Signore!
Che anch’io possa essere per Te una tua meraviglia.

In fraternità quest’anno stiamo vivendo un proficuo percorso di lectio divina. La fraternità ha scelto di vivere la lectio come momento di preghiera comunitaria, meditazione personale e condivisione fraterna.
È risaputo che la “Lectio divina” significa: lettura orante, parola pregata, orazione meditata e che trattasi di un metodo privilegiato di preghiera con la Sacra Scrittura.
L’orazione è personale, ma non individuale perché dev’essere fatta con l’Altro. Difatti, quando ascoltiamo la Parola, ascoltiamo Gesù; quando preghiamo, parliamo a Gesù.
Perciò non basta leggere il testo biblico, ma è necessario rileggere per contestualizzare, cogliere i particolari relativi all’ambiente, ai personaggi, sottolineare i verbi e le parole ricorrenti, così da “ruminare” e  interiorizzare la Parola, al fine di arrivare nel cuore della stessa e al messaggio che il Signore ci vuole dare per renderlo attuativo nella nostra quotidianità, nella nostra vita, nella nostra storia di uomini e donne convertiti.
È un metodo di preghiera molto efficace per favorire il passaggio dal Vangelo alla Vita e dalla Vita al Vangelo così come esorta la Regola dell’OFS all’art. 4, che recita: “La regola e la vita dei francescani secolari è questa: osservare il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo secondo l’esempio di S. Francesco d’Assisi, il quale fece del Cristo l’ispiratore e il centro della sua vita con Dio e con gli uomini”.
Per cui Cristo è da porre al centro della nostra vita, della nostra esistenza, della nostra storia di uomini cristiani francescani: quel Cristo scelto, voluto e amato.
La preghiera è il motore affinché Cristo sia il centro, sia l’ispiratore, sia la nostra stessa vita.
E come ci è stato insegnato “essere vivi significa nascere respirare  nutrirsi crescere esistere agire entrare in rapporto con gli altri”; e “il Vangelo fa nascere, respirare, nutre, insegna ad amare: è la vita cristiana, è la vita secondo lo Spirito, è la vita redenta che Gesù ci ha donato” (P. Luigi Monaco).
E la Lectio divina, prima ancora di essere una scuola di preghiera, è scuola di vita, per fare di noi dei “missionari” nel mondo e dei testimoni di Cristo. Quindi non è sufficiente limitarsi ad ascoltare la Parola di Dio, ma occorre diventare realizzatori della Stessa. Ricordiamo le parole di Gesù: “Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt. 7,21), che san Francesco fece sue: “La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo  Vangelo ed imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo” (FF. 466).
Il percorso formativo di lectio è stato suddiviso in tre momenti salienti. La fraternità prima si è incontrata per l’ASCOLTO della Parola nella preghiera comunitaria, ove al centro è stato posto il brano evangelico, ossia Gesù che parla. Poi, nel silenzio delle nostre case, a livello personale, abbiamo avuto modo di meditare, interiorizzare, ruminare, pregare la Parola ascoltata e in un successivo incontro di fraternità abbiamo fatto la RISONANZA: ossia la condivisione della Parola che ha toccato il nostro cuore. Infine, il tutto è confluito in un successivo incontro di VERIFICA, su come la Parola ha trovato compimento nella nostra vita divenendo azione.
Nell’arco degli anni vissuti in fraternità tanti sono stati i momenti profondi, proficui, fecondi, talvolta anche nascenti da periodi di difficoltà o di aridità, ma non ricordo di aver vissuto prima un’esperienza così forte di spiritualità e soprattutto di così ampio grado di apertura del cuore  da parte di tutti.
Questo è stato possibile perché Cristo è stato posto al centro della nostra preghiera personale, così com’è stato posto al centro del nostro volerci incontrare fraternamente in Lui e volerLo condividere in quanto ricchezza che non può essere trattenuta,  ma che, traboccante, si ha bisogno di donare all’altro.
Sono convinta che tutto ciò si è potuto compiere per mezzo dell’azione dello Spirito Santo, che ci ha guidati e illuminati e aperto i nostri cuori prima all’Altro per eccellenza e poi ai nostri confratelli. 
E’ un tempo di grazia che il Signore ci sta donando e oggi appare un dono gratuito rispetto al passato nel quale, quando ci sono stati momenti di disagio o difficoltà fraterne, abbiamo sentito il Suo intervento purificatore e guaritore: Lui, il Signore e Maestro, ci ha indicato e condotti, per mano, sulla retta via.
È un tempo di grazia per il quale lodo e ringrazio Iddio che rende la fede di questa fraternità sempre più matura, che sempre più la invita a crescere nell’Amore e nella coerenza.
Forte è stata la commozione, ma non si è trattato, per quel che mi concerne, soltanto di bei momenti di forte spiritualità legati all’emotività, ma di emozione consapevole del dono grande che il Signore ci sta facendo: una fraternità in cammino… che cresce nella fede ed è consapevole della propria scelta di vita francescana, così da divenire più “feconda”.
Questa in effetti sono io: una donna in cammino… che cresce nella fede e nella consapevolezza, soprattutto nella gioia per la certezza della presenza e dell’amore del Dio vivente.
Ho nel cuore tanta gratitudine per quel che Dio opera in noi, …in me.
Egli mi chiede di trasformarmi in Lui, rinnovarmi in Lui, abbandonarmi in Lui, avere fiducia:  Lui che è Tutto.
Questo è quello che ho nel cuore e che questa esperienza spirituale mi sta facendo vivere: la certezza di Lui.
Difatti, in me questo percorso fraterno intrapreso ha avuto una risonanza particolare, direi immediata. Nell’ascolto subito ho capito quello che doveva divenire actio, e quindi quello che il Signore voleva da me.
Trattasi di azioni, gesti quotidiani che fanno la differenza nell’essere donna, cristiana francescana; meditazione che mi sono impegnata di mettere in pratica dal momento che solo l’amore muove tutte le cose. Tale meditazione personale poi è confluita in una riflessione ancora più grande che è risuonata in me nel secondo percorso di lectio divina iniziato in fraternità e che si sostanzia nell’accoglienza della propria storia personale, perché Dio interviene nella nostra e nella mia vita  come solo una Madre sa fare.
E così, in questo tempo di meditazione, anche senza comprendere, fidandomi e affidandomi, ho ricordato ciò che mi aveva già insegnato: Lui sa ciò che è bene per me.
E ho sentito tanta serenità e tanta gioia perché, Tu, Signore, ci sei sempre.  Questa è consolatio: assaporare la dolcezza della Tua presenza.
Grazie per questo cammino spirituale che fraternamente stiamo vivendo e che personalmente ci coinvolge; grazie perché questa esperienza di fede è esperienza viva di Te ed è esperienza di vita.

L’origine della scala della preghiera
Un monaco certosino di nome Guigo, nel XII, sec., propose un metodo di preghiera in quattro fasi, che così descrive: la lettura “porta il cibo sostanzioso alla bocca”, la meditazione “macina e tritura questo cibo”, l’orazione “arriva a gustarlo” e la contemplazione è la dolcezza stessa che riempie di gioia e trasforma”. Guigo paragona il suo metodo a una scala, percorrendo la quale si compie in noi una progressiva evoluzione, così illuminati e nutriti dalla Parola di Dio entriamo nell’obbedienza al Padre che Gesù vuole comunicarci per fare la sua volontà.  Ecco nello specifico i gradini.
Lectio: la lettura è ascolto attento e docile delle Scritture fatto nel silenzio interiore. Si tratta di ascoltare e accogliere, prima ancora di riflettere.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, Parola fatta carne che illumini ogni uomo, insegnami ad ascoltare ciò che tu mi dici nella Santa Scrittura e a scoprirvi il tuo vero volto e quello del Padre tuo.
Meditatio: la meditazione consiste nel riflettere e indagare su una verità nascosta. Quindi, nella lettura occorre “cercare” (= meditare), che significa fare l’analisi del testo per poter prestare attenzione alle parole e al contesto.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivente, insegnami a masticare e assimilare la Parola viva del tuo Vangelo, affinché essa mi trasformi e renda il mio spirito pienamente conforme a ciò che Tu sei e a ciò che Tu vuoi.
Oratio: l’orazione è l’adesione del cuore a Dio in un dialogo amicale. La Parola venuta in noi, torna a Dio sotto forma di preghiera.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, insegnami a parlare al Padre con il quale Tu dialoghi continuamente nel vincolo dello Spirito Santo. Accendi il mio cuore con l’Amore che ti unisce al padre e sii Tu stesso in me continua preghiera.
Contemplatio: la contemplazione è l’elevazione in Dio dello spirito umano in una comunione d’amore trinitaria. È adesione a Dio con la mente e col cuore. Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione, ma pochi ci riescono. Si assapora la dolcezza della gioia eterna.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, scava nel mio cuore una sete d’amore così grande che il tuo Spirito mi faccia partecipare alla comunione d’Amore delle tre persone divine, in quel silenzio che trascende ogni parola e ogni sensazione.
Dato che solo l’amore spinge all’azione…(S. Teresa di Lisieux), il resto della vita è: 
Actio: Manifestare nelle azioni la carità che nutriamo nel cuore. L’uditore della Parola deve metterla in pratica.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, Parola di Dio divenuta uomo, vieni tu stesso in me e porta a pieno compimento la luce e la tenerezza divina che ho ricevuto dalle Sacre Scritture. Tu che hai mangiato, dormito e lavorato, insegnami ad essere pura trasparenza di te quando mangio, dormo, lavoro e in qualsiasi altra azione della mia vita.
Secondo il metodo adottato dal Card. Carlo Maria Martini l’actio è preceduta da ulteriori pilastri:
la consolatio, che significa avvertire il tocco di Dio; la discretio o discernimento, ossia comprendere la differenza tra valori e non; la deliberatio, cioè la scelta di azioni e di uno stile di vita conforme al Vangelo, che inevitabilmente non può che sfociare nell’actio.
Paola Di Girolamo

L'OFS ad Assisi: Cercatori di Cristo

Recarmi ad Assisi è stata ancora una volta un’esperienza nuova, unica, diversa per tempi e modalità dalle precedenti, ma sicuramente identica per intensità ed emozioni che mi ha arricchito nell’animo e rinvigorito la convinzione di proseguire nel percorso di professione francescana intrapreso.

Erano trascorsi pochi mesi dall’ultimo viaggio ad Assisi e portavo ancora dentro i ricordi della recente visita effettuata unitamente a mia moglie Rosa, in occasione delle vacanze estive, nei luoghi di S. Francesco e S. Chiara.
Era stata un’esperienza di viaggio vissuta in un clima di pace e serenità che in entrambi aveva lasciato un profondo sentimento di fede e, soprattutto, alimentato il desiderio di riviverlo quanto prima.
Ebbene, ad inizio anno, il Consiglio OFS di Piedigrotta ha organizzato il pellegrinaggio ad Assisi. Quale occasione migliore per me e Rosa ritornare ad Assisi insieme ai nostri fratelli!
Il tema scelto per il viaggio: “Cercatori di Cristo Sulle orme di San Francesco”, indubbiamente forte per significato, mi ha esortato sin dalla partenza ad interrogarmi sulla mia identità cristiana e sulla responsabilità di realizzarla alla luce di una scelta di vita francescana. Sono state le continue riflessioni su tale argomento ed i momenti di preghiera che hanno caratterizzato e dato il vero senso ai giorni del pellegrinaggio.
Ho sempre considerato la terra di Assisi un luogo speciale ove l’ascolto della Parola, l’invocazione all’Altissimo, assumono un significato profondo rilevandosi come un intimo e diretto dialogo con il Signore.
Infatti, è stato in occasione della recita dei Vespri presso il Convento di San Damiano che ho vissuto un’esaltante esperienza di preghiera. Sarà stata l’atmosfera mistica ed il silenzio del posto, che in tale circostanza ho vissuto un solenne momento di concentrazione spirituale, di meditazione, contrassegnato ancor di più dalla felicità, che ancora mi porto dentro, di averlo realizzato e condiviso con la mia fraternità.
Cosa mi porto dentro da questo viaggio? Recarmi ad Assisi è stata ancora una volta un’esperienza nuova, unica, diversa per tempi e modalità dalle precedenti, ma sicuramente identica per intensità ed emozioni che mi ha arricchito nell’animo e rinvigorito la convinzione di proseguire nel percorso di professione francescana intrapreso.
Muoversi in quei luoghi santi è stata ancora una volta un’occasione personale di crescita spirituale, ma soprattutto un ulteriore opportunità di conoscenza dei miei “compagni di viaggio” e ancor di più di me stesso.
Scorgere in loro e nella loro semplicità, la commozione, la speranza, la fatica, la gioia, il sorriso, l’amore verso il Signore è stato come percepire i miei stessi sentimenti e rivedermi, in una certa misura, nel mio cammino di vita, di fede, di ricerca di Cristo.
E per questo motivo che ringrazio tutti i fratelli che hanno partecipato al pellegrinaggio per il ricordo indelebile di quei momenti di preghiera, di riflessione, di silenzio, di ascolto, di comunione, di allegria che conserverò affettuosamente nel mio cuore, ma soprattutto per avermi donato un’occasione di vera, spontanea e sincera Fraternità.
Stefano Esposito

Il Francescano Oggi - terza parte


Se oggi San Francesco tornasse, che tipo di persona sarebbe, come si comporterebbe? Che cosa direbbe? Come potremmo riconoscerlo? Questi sono solo alcuni interrogativi che ogni giorno in molti ci poniamo unitamente ad altre domande che seguiranno nel presente articolo. Attraverso il sentiero riflessivo che percorreremo insieme nel corso della lettura di questo affascinante contributo ritroveremo il senso di appartenenza alla nostra scelta di vita e recupereremo quel comune senso di smarrimento trovando il piacere e la gioia della nostra chiamata missionaria nel nostro tempo.


LA TESTIMONIANZA NEL NOSTRO TEMPO
La nostra Regola all’articolo 15 – Capitolo II FORME DI VITA, ci ricorda: “ Siano presenti con la testimonianza della propria vita umana ed anche con iniziative coraggiose tanto individuali che comunitarie, nella promozione della giustizia , ed in particolare nel campo della vita pubblica impegnandosi in scelte concrete e coerenti alla loro fede.
Signore comanda il tuo servo Ti ascolta: Ogni terziario francescano, quindi quale laico fedele è chiamato alla testimonianza in ogni struttura del mondo.
La testimonianza comporta di esporci a prove grandi e piccole, trovando forza ed ispirazione nel Vangelo ma in particolare assumendo con competenza e responsabilità ogni opera lavorativa professionale, familiare, sociale o politica ed ecclesiale. In questo mondo, ove sono presenti tanti e grandi maestri, si avverte la necessità della presenza di più testimoni di vita, con fatti e con parole.
Le nuove vie di comunicazione (internet e tecnologie) rendono più fredda ed appiattita ogni forma di apostolato. Sempre più difficile diventa mantenere il passo dei tempi. Da più parti si avverte la necessità di trovare “nuove forme di creatività dinamica pastorale” e sempre di più si sente la necessità che il Francescano del 2000 deve adeguarsi ai tempi.
Di recente in molte fraternità si ipotizzano nuovi metodi di dinamica pastorale da sperimentare o in alcuni casi già in corso di sperimentazione, che hanno come obiettivo la valorizzazione delle idee positive della nostra fede negli ambienti di lavoro, incidendo con la testimonianza dei valori evangelici nel tessuto della società e nel mondo culturale del nostro tempo.
Un esempio è quello dell’ invio di SMS o e-mail destinati ad incontrarsi in preghiera o altro….., che spesso utilizziamo già da tempo.
Le ipotesi emergenti sono molte ed affascinanti, e molto rispondenti alle nuove esigenze delle nostre fraternità, quali ad esempio:
 - Riorganizzazione di incontri esperenziali con esperti di specifiche materie, con conferenze e filmati;
- Creazione di servizi sociali, offrendo anche servizi professionali ai più bisognosi ( ad esempio: mense per    bisognosi, centri di ascolto, consultazioni mediche ed orientamenti di carattere giuridico);
- Confronti con altre realtà religiose, sociali e scientifiche;
- Costituzione di siti internet ed E-Mail per una diffusione informatica in rete telematica della nostra pastorale francescana;
- Realizzazioni di mostre, concorsi ed attività ricreative con obiettivi di confronto e promozione.
Gli obiettivi mirati sono difficili, ma se vogliamo suscitare il desiderio di avvicinare a Cristo, con atteggiamento di conversione, le parole non bastano, infatti le stesse per essere credibili devono sempre trovare conferma nei fatti coerenti.  Dalla preghiera alla formazione e dal dialogo occorre pensare alla strada, alla missionarietà, accettando la sfida.
La nuova evangelizzazione deve trasformarsi in sfida, ma ciò richiede in primis un nuovo stile di vita, un cambiamento di mentalità ed un atteggiamento continuo di conversione, nel servizio ai fratelli, come modalità formativa e nell’impegno di promozione umana e missionaria, andando verso gli altri.
Il volto delle nostre fraternità chiamate ad essere accoglienti e missionarie, dipende da ciascuno di noi. In questa missione ognuno di noi ha un compito ed un ruolo ben preciso, voluto dal Signore.  Perché ogni battezzato è profeta e deve improntare la sua vita ai doni che ha ricevuto, testimoniando nella pratica quotidiana la parola di Dio. E’ questo il tipo di eroismo che ci viene chiesto, mettendo in gioco la nostra credibilità ed autenticità di cristiani. Non è facile scontrarci con l’egoismo, con il perbenismo, con il tornaconto immediato. Certo, ciò ci fa apparire scomodi, può suscitare la derisione, l’insuccesso, e in certi ambienti anche l’esclusione o subdole forme di martirio moderno, ad opera di chi si approfitta della buona fede del laico francescano.
Ma non dobbiamo temere,perché mentre la Giustizia degli uomini ha tempo limitato, quella di Dio ha secoli a disposizione. Ma occorre coraggio, il coraggio della fede e la determinazione della consapevolezza di essere nel giusto per sfidare il “Si dice” quotidiano.
Andare controcorrente non è facile, solo chi si fa strumento del Signore può di volta in volta, con coerenza, seguire la sua strada. Il percorso può presentarsi rischioso, può presentare strane incognite, ma è il solo percorso che può dare senso al nostro cammino esistenziale. Come San Francesco ha insegnato, non dobbiamo dimenticare “che non c’è predica più efficace del buon seminato, perché gli uomini seguono più l’esempio che la parola, per quanto abile e convincente. Occorre un seme nuovo….per un nuovo raccolto!
Il dato conclusivo di questa relazione è che il Signore si avvale di molti uomini per realizzare i suoi progetti di salvezza, e che quando c’è l’amore anche i più tristi inverni dell’esistenza umana possono trasformarsi in dolci primavere…. Perché più si conosce e più si ama, perchè chi ama viene sempre amato e non è mai solo……. .
La Sorgente della Testimonianza. “Se il Cristo non è risorto….in noi…. vana è la fede”.
Se oggi San Francesco tornasse,….? Se fosse già tra noi, ….in ciascuno di noi?
Chi sa amare l’altro in modo disinteressato sa quindi anche donarsi.
Perché i doni del sapere non sono beni personali, ma doni del Signore, e se gratuitamente hai ricevuto, gratuitamente donali, insegnando ciò che hai imparato dal mondo.
Perché nulla è poco se offerto con amore. Gv.13,35. : Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. Questa è la nostra Missione come discepoli, questa deve rimanere in noi e per noi la nostra stella Polare nelle notti scure del nostro vivere.  La Forza delle nostre preghiere e la forza dei nostri sentimenti alimenteranno le luci tutte dell’universo e di tutte le stelle e forse dall’alto un'altra luce forte e calda riscalderà le nostre speranze: il sorriso di Cristo!
Grazie Signore! .... per il grande dono della Fraternità e per il sorriso che ci offri attraverso i Fratelli
Manlio Merolla

Buona Pasqua

Ogni qualvolta vinci il tuo egoismo, tutte le volte che le tue mani si aprono al dono e la tua lingua alla benedizione, tu celebri la Pasqua. Quando i tuoi passi consumano la strada per portare la pace, quando credi all’amore più che all’odio, alla riconciliazione più che alla guerra, hai celebrato la Pasqua! Pasqua è un lasciar passare Dio in noi, perché soltanto allora Dio interverrà e ci farà nuove creature, sconfiggendo per sempre, non solo la morte ma anche il timore; tutta la vita sarà una gioia, un celebrare l’intervento di Dio nella nostra povertà.
P. Luigi Monaco

Perché sono Francescano

Perfetta letizia è sapere che Dio è con me, nella gioia e nelle avversità.
È sapere che Dio mi accompagna sempre, ogni giorno.

Caro S.Francesco,
sono oramai molti anni che ho fatto la professione perpetua e ancora non ho capito nulla… sono molti anni che Tu mi accompagni in questo viaggio che è la vita, però è da poco che mi sono resa conto che il tuo stile di vita vorrei che fosse sempre di più il mio. Durante questi ultimi mesi ho preparato un percorso di preghiera basato sull’approfondimento di alcune caratteristiche del francescanesimo : la povertà, l’umiltà, l’obbedienza, il servizio, la letizia; e sia nel tempo che mi è occorso per realizzarle che nel momento in cui queste preghiere sono state svolte ho capito e, soprattutto ho sentito dentro di me, che queste tue peculiarità un po’ già mi appartenevano e per la prima volta ho desiderato con tutto il cuore che fosse sempre più così.
Ho desiderato di vivere all'interno della chiesa, di testimoniare i suoi punti di vista anche se vanno contro il pensare comune, di cercare di svolgere un compito con cui faccio fatica a relazionarmi perchè vorrei avere abbastanza fede da credere che alla fine imparerò qualcosa e che tutto è disposto per il mio bene.
Ho desiderato di avere la capacità di parlare al cuore dell’uomo e di avvicinare le sue solitudini, di fare della condivisione il mio pane quotidiano, di essere attenta al povero e al debole e di avere il coraggio di rifiutare ogni forma di discriminazione contraria alla giustizia evangelica, per essere potenziali costruttori della «fraternità universale» e, attraverso questa, del «bene comune».
Ho desiderato essere umile nella prontezza del perdono. Ho desiderato far “morire” la donna orgogliosa che si nasconde dentro di me e che si lega al dito ogni minima offesa, ne esige la riparazione e quando perdona lo fa con gesto di degnazione. Vorrei essere umile al punto di non fare gran caso dei torti ricevuti, di perdonare prima ancora che mi venga richiesto e sapendomi bisognevole di misericordia, non misurarla con il fratello, non contare le volte che lo ho già perdonato.
Essere disposta a sperimentare una crisi per mezzo della quale imparare a rinnegare la mia volontà, la mia auto giustizia, la mia autosufficienza, la mia autorità. Ciò significa rinnegare le mie capacità di portare qualsiasi croce con le mie sole forze.
Vorrei fare tutto questo con lo spirito della perfetta letizia. Il che non significa che tutto vada bene, non è neppure autocompiacimento e non è far finta che i problemi non esistano. Perfetta letizia è sapere che Dio è con me, nella gioia e nelle avversità. È sapere che Dio mi accompagna sempre, ogni giorno.
Ho desiderato,dunque, essere come te e passare da una esperienza religiosa imperfetta ad una più perfetta. Da un Dio di cui posso disporre a un Dio che può disporre di me.
Poi mi é tornata in mente una frase delle fonti che fin dai primi anni in fraternità mi ha sempre dato speranza: "Riponi la tua fiducia nel Signore ed Egli avrà cura di te". (FF 367)
E quindi ora vorrei chiederti di aiutarmi, di guidarmi sulla via di chi ripone la propria fiducia nel Signore, sulla via di chi riesce ad abbandonarsi a Dio e in Dio perché sa che nessuna lacrima passa inosservata, nessuna richiesta resta inascoltata, di chi sa che in ogni morte c’è un seme di resurrezione e soprattutto di chi conosce la gioia di una preghiera esaudita anche se in tempi e in modi diversi da quelli che la limitata mente umana riesce a concepire.
Ti prego S. Francesco insegnami ad affidarmi al Signore, a convertire i miei tempi ai Tempi di Dio, i miei progetti ai Suoi Progetti, le mie modalità alle Sue Modalità, ma soprattutto aiutami a non fare del mio desiderio di abbandono un alibi per non agire, per non compromettermi. Intercedi presso il Signore affinchè io abbia il coraggio di prendere in mano un arco e lanciare le frecce, lasciando decidere allo Spirito quali di esse devono colpire il bersaglio e quali è meglio che vadano in altre direzioni che sembrano perdute ma che perdute non sono.
Infine Ti ringrazio per la mia fraternità, che poi è la tua, per tutte le occasioni di crescita che ho avuto all’interno di essa nel corso degli anni, per tutti i fratelli e le sorelle che mi hanno accompagnato in tutte le diverse fasi della mia vita e con i quali ho avuto la grazia di sperimentare sempre più i doni di Dio.
Nello spazio e nel tempo sei nel mio cuore… Ti abbraccio forte
L'autrice di questo scritto ha chiesto di restare anonima

La mia Gi.Fra.

Il bello doveva ancora arrivare, il bello, quando ami Gesù Cristo, è sempre dietro l’angolo, trova sempre un modo per farti emozionare e per sorprenderti.

Abitudine è una parola che è vista in negativo, in realtà una volta un sacerdote mi disse che significava “ciò di cui mi rivesto”, guardando l’etimologia leggo disposizione, inclinazione e consuetudine. Abitudine è l’inizio della mia storia, sì perché io ero abituato a frequentare gruppi ecclesiastici, e in particolare ero già un francescano: in quelle salette del convento più cittadino della Campania, sono nato e cresciuto, ma a sette anni entrai, incominciai a scrivere questi miei dodici anni di francescanesimo. Confesso che non ci penso molto a questa esperienza della mia vita, in realtà forse non penso che le due cose siano separate, le vedo come un'unica continuazione della mia vita, è un tutt’uno. Un'unica cosa, una sola grande storia d’amore.
In Gi.Fra. entrai a tredici anni, mi chiamò Elvira, vecchia presidente della Gi.Fra. di Piedigrotta, una Gi.Fra. da rifondare, una fraternità che in ambito provinciale e regionale aveva avuto il suo peso, ma una fraternità dove non ci fu il ricambio generazionale, dovuto al fatto che tutte le persone passarono all’OFS senza che ci fossero ragazzi più giovani che potessero prendere in mano le redini. A tredici anni della vita pensi di sapere tutto, in realtà sai ben poco. Era un periodo in cui ero in piena crisi esistenziale (quella che gli esperti chiamano pre-adolescenziale), c’era un ambiente nuovo per me, l’età variava dai tredici ai trenta anni. Capiì dopo che non tutti erano lì per lo stesso motivo: c’era chi voleva “rimorchiare”, chi per nuove amicizie, chi cercava le risposte ai suoi interrogativi. Capì anche, col tempo, che le vie del Signore sono infinite e sono vari i modi con cui tu ti avvicini … ma ritornando a noi, i primi anni non li vissi a pieno, in fondo lo dice anche San Paolo: “Quando ero bambino, credevo da bambino ma ora che sono adulto credo da adulto”.
Non avevo problemi a dire agli altri che seguivo un corso d’aspirante gifrino, ma la consapevolezza della mia scelta, della bellezza che avevo a portata di mano, la riconobbi soltanto a inizio del terzo anno delle superiori: leggendo il vangelo di Gesù e la peccatrice. Da lì in poi Gesù ha occupato sempre più posto nella mia vita fino a diventarne la persona più importante, e come per tutti ci sono, ahimè, alti e bassi nella mia vita cristiana di giovane. Da lì ha anche acquistato consapevolezza nel compito di ri-formare la Gi.Fra. di Piedigrotta, Elvira non c’era più, tante persone se ne erano andate e molti ragazzi che sembravano interessati incominciarono a prendere altre vie … Un duro colpo fu per me l’11/05/2008, una data che mi rimase impresa perché seppi che una delle persone con cui condividevo lo stesso sogno se ne andò in un’altra fraternità lasciando un grande vuoto, che non saprei dire se si è colmato. Alcune delle mie bellissime certezze incominciarono a volare via, portate da un vento che sapeva di brezza marina prima della tempesta …
Ormai eravamo quattro o cinque, i rapporti con il Consiglio Regionale si erano fatti difficili per problemi con il nostro formatore. Capiì anche che la fraternità è fatta d’uomini e donne di carne che sbagliano … Intanto la forza mi venne dalla Regione, si, dai ragazzi delle altre Fraternità regionali, ai campi, cui spesso andavo solo io, ho vissuto le più belle esperienze della mia vita. Posso tranquillamente affermare che se non hai fatto un campo Gi.Fra. nella vita hai visto ben poco.
E le tre fraternità cui devo di più sono sicuramente Sant’Agnello, Pozzuoli e Portici, che voglio ricordare in questa mia memoria per il loro sostegno spirituale e anche materiale.
Ed è proprio a Pozzuoli che io mi volevo trasferire: da noi, le cose non andavano avanti, erano tre anni che si aspettava di fare una Promessa, ormai io mi sentivo con me stesso pronto, ed è come in un certo senso l’avessi già fatto dentro di me.
Il problema è che a Piedigrotta non si tirava avanti, si rimaneva bloccati, ma quando proprio tocchi il fondo, è lì che il Signore interviene: era il 28/12/2008, incontro regionale al palazzetto dello sport di Ponticelli. Quella mattina dovevamo essere gli ultimi quattro rimasti: Adriana, Benedetta, Matteo ed io. Tutti e quattro per dire: Piedigrotta c’è. Quando la mattina mi svegliai, vidi che il cellulare squillava e lessi i messaggi che, causa motivi influenzali, nessuno sarebbe venuto, andai solo io a Soccavo dove c’era il pullman che ci avrebbe accompagnati a Ponticelli… Le facce della gente in quel giorno non me lo posso mai dimenticare, della serie “che ci speri ancora a fare”…
Ma da una grigia mattina d’inverno, divenne un caldo pomeriggio di dicembre... Nella Santa Messa ricordo solo una grande armonia, una melodia mai sentita prima e tre parole: “ Gigi di Piedigrotta”…
In quel "Gigi di Piedigrotta" ci sono una storia, la mia storia, il mio amore per Dio e la mia Fraternità, i miei luoghi e tutto ciò che mi appartiene, che è parte di me, che in questi anni è diventata mia abitudine. Le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo, siamo noi che scegliamo, che facciamo un salto, che viviamo, che sogniamo, e che non ci perdiamo nella molteplicità estetica della vita.
Mi ero affidato a settembre a Francesco e Chiara sulle loro tombe per formare la Gi.Fra. a Piedigrotta, ci sono tornato due anni dopo, ho ancora le lacrime agli occhi quando rividi le loro tombe... Chiara, Luminosa stella di Dio, e Francesco, giullare del Cristo Risorto.
La Provvidenza di Dio ci mandò come formatore Giovanni di Portici, un ragazzo cui devo solo il mio grazie, e il 10/05/2009 fu Promessa, quel giorno anche i cieli esultarono: due amiche mie mi confessarono che sentirono lo Spirito Santo che faceva tremare la Chiesa.
Era la prima pietra per formare una famiglia e la mettemmo Benedetta, Matteo, Adriana ed io, con quella poveretta di Gaia la quale avrebbe fatto carte false per fare la Promessa. Piansi quel giorno, il pianto più lungo della mia vita. Il bello doveva ancora arrivare, il bello, quando ami Gesù Cristo, è sempre dietro l’angolo, trova sempre un modo per farti emozionare e per sorprenderti.
Il Signore mi donò dei fratelli. Questa frase racchiude il mio primo anno di Promessa, in cui arrivarono nuovi ragazzi per la formazione della Fraternità, fu un anno bellissimo fatto d’incontri e di conoscenza. E il 30/05/2010 rinnovai la Promessa e con noi anche Gaia, in più nove ragazzi entrarono ufficialmente in Fraternità tramite il Rito dell’Accettazione. I tempi di Dio non sono i tempi degli uomini. Dopo un anno mi ritrovo ancora qui a scrivere di questa bellissima storia d’amore, anche se questo è stato più difficile del primo per via della difficoltà di portare avanti una Fraternità sempre più consapevole delle proprie scelte.
In questa bellissima storia d’amore che io ho vissuto in questi sei anni, so in fondo che il Signore tirerà il meglio da questa situazione. In tutte le famiglie ci sono gli alti e bassi, bisogna ri-creare la voglia di stare insieme e di ricordarci sempre che noi viviamo per un motivo: “Abituarci a essere araldi del tuo pacifico Regno”.
Dedico questo scritto a tutti, alle persone che ho incontrato nel mio cammino francescano, che il Signore abbia cura di loro e gli dia pace.
Luigi Saggiomo