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sabato 23 aprile 2011

Esperienza di Fede... di Vita


Riconosco, Signore, la tua grandezza,
riconosco, Signore, la tua bellezza.
Sei la meraviglia; compi e hai operato meraviglie nella mia vita.
Grazie Signore!
Che anch’io possa essere per Te una tua meraviglia.

In fraternità quest’anno stiamo vivendo un proficuo percorso di lectio divina. La fraternità ha scelto di vivere la lectio come momento di preghiera comunitaria, meditazione personale e condivisione fraterna.
È risaputo che la “Lectio divina” significa: lettura orante, parola pregata, orazione meditata e che trattasi di un metodo privilegiato di preghiera con la Sacra Scrittura.
L’orazione è personale, ma non individuale perché dev’essere fatta con l’Altro. Difatti, quando ascoltiamo la Parola, ascoltiamo Gesù; quando preghiamo, parliamo a Gesù.
Perciò non basta leggere il testo biblico, ma è necessario rileggere per contestualizzare, cogliere i particolari relativi all’ambiente, ai personaggi, sottolineare i verbi e le parole ricorrenti, così da “ruminare” e  interiorizzare la Parola, al fine di arrivare nel cuore della stessa e al messaggio che il Signore ci vuole dare per renderlo attuativo nella nostra quotidianità, nella nostra vita, nella nostra storia di uomini e donne convertiti.
È un metodo di preghiera molto efficace per favorire il passaggio dal Vangelo alla Vita e dalla Vita al Vangelo così come esorta la Regola dell’OFS all’art. 4, che recita: “La regola e la vita dei francescani secolari è questa: osservare il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo secondo l’esempio di S. Francesco d’Assisi, il quale fece del Cristo l’ispiratore e il centro della sua vita con Dio e con gli uomini”.
Per cui Cristo è da porre al centro della nostra vita, della nostra esistenza, della nostra storia di uomini cristiani francescani: quel Cristo scelto, voluto e amato.
La preghiera è il motore affinché Cristo sia il centro, sia l’ispiratore, sia la nostra stessa vita.
E come ci è stato insegnato “essere vivi significa nascere respirare  nutrirsi crescere esistere agire entrare in rapporto con gli altri”; e “il Vangelo fa nascere, respirare, nutre, insegna ad amare: è la vita cristiana, è la vita secondo lo Spirito, è la vita redenta che Gesù ci ha donato” (P. Luigi Monaco).
E la Lectio divina, prima ancora di essere una scuola di preghiera, è scuola di vita, per fare di noi dei “missionari” nel mondo e dei testimoni di Cristo. Quindi non è sufficiente limitarsi ad ascoltare la Parola di Dio, ma occorre diventare realizzatori della Stessa. Ricordiamo le parole di Gesù: “Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt. 7,21), che san Francesco fece sue: “La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo  Vangelo ed imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo” (FF. 466).
Il percorso formativo di lectio è stato suddiviso in tre momenti salienti. La fraternità prima si è incontrata per l’ASCOLTO della Parola nella preghiera comunitaria, ove al centro è stato posto il brano evangelico, ossia Gesù che parla. Poi, nel silenzio delle nostre case, a livello personale, abbiamo avuto modo di meditare, interiorizzare, ruminare, pregare la Parola ascoltata e in un successivo incontro di fraternità abbiamo fatto la RISONANZA: ossia la condivisione della Parola che ha toccato il nostro cuore. Infine, il tutto è confluito in un successivo incontro di VERIFICA, su come la Parola ha trovato compimento nella nostra vita divenendo azione.
Nell’arco degli anni vissuti in fraternità tanti sono stati i momenti profondi, proficui, fecondi, talvolta anche nascenti da periodi di difficoltà o di aridità, ma non ricordo di aver vissuto prima un’esperienza così forte di spiritualità e soprattutto di così ampio grado di apertura del cuore  da parte di tutti.
Questo è stato possibile perché Cristo è stato posto al centro della nostra preghiera personale, così com’è stato posto al centro del nostro volerci incontrare fraternamente in Lui e volerLo condividere in quanto ricchezza che non può essere trattenuta,  ma che, traboccante, si ha bisogno di donare all’altro.
Sono convinta che tutto ciò si è potuto compiere per mezzo dell’azione dello Spirito Santo, che ci ha guidati e illuminati e aperto i nostri cuori prima all’Altro per eccellenza e poi ai nostri confratelli. 
E’ un tempo di grazia che il Signore ci sta donando e oggi appare un dono gratuito rispetto al passato nel quale, quando ci sono stati momenti di disagio o difficoltà fraterne, abbiamo sentito il Suo intervento purificatore e guaritore: Lui, il Signore e Maestro, ci ha indicato e condotti, per mano, sulla retta via.
È un tempo di grazia per il quale lodo e ringrazio Iddio che rende la fede di questa fraternità sempre più matura, che sempre più la invita a crescere nell’Amore e nella coerenza.
Forte è stata la commozione, ma non si è trattato, per quel che mi concerne, soltanto di bei momenti di forte spiritualità legati all’emotività, ma di emozione consapevole del dono grande che il Signore ci sta facendo: una fraternità in cammino… che cresce nella fede ed è consapevole della propria scelta di vita francescana, così da divenire più “feconda”.
Questa in effetti sono io: una donna in cammino… che cresce nella fede e nella consapevolezza, soprattutto nella gioia per la certezza della presenza e dell’amore del Dio vivente.
Ho nel cuore tanta gratitudine per quel che Dio opera in noi, …in me.
Egli mi chiede di trasformarmi in Lui, rinnovarmi in Lui, abbandonarmi in Lui, avere fiducia:  Lui che è Tutto.
Questo è quello che ho nel cuore e che questa esperienza spirituale mi sta facendo vivere: la certezza di Lui.
Difatti, in me questo percorso fraterno intrapreso ha avuto una risonanza particolare, direi immediata. Nell’ascolto subito ho capito quello che doveva divenire actio, e quindi quello che il Signore voleva da me.
Trattasi di azioni, gesti quotidiani che fanno la differenza nell’essere donna, cristiana francescana; meditazione che mi sono impegnata di mettere in pratica dal momento che solo l’amore muove tutte le cose. Tale meditazione personale poi è confluita in una riflessione ancora più grande che è risuonata in me nel secondo percorso di lectio divina iniziato in fraternità e che si sostanzia nell’accoglienza della propria storia personale, perché Dio interviene nella nostra e nella mia vita  come solo una Madre sa fare.
E così, in questo tempo di meditazione, anche senza comprendere, fidandomi e affidandomi, ho ricordato ciò che mi aveva già insegnato: Lui sa ciò che è bene per me.
E ho sentito tanta serenità e tanta gioia perché, Tu, Signore, ci sei sempre.  Questa è consolatio: assaporare la dolcezza della Tua presenza.
Grazie per questo cammino spirituale che fraternamente stiamo vivendo e che personalmente ci coinvolge; grazie perché questa esperienza di fede è esperienza viva di Te ed è esperienza di vita.

L’origine della scala della preghiera
Un monaco certosino di nome Guigo, nel XII, sec., propose un metodo di preghiera in quattro fasi, che così descrive: la lettura “porta il cibo sostanzioso alla bocca”, la meditazione “macina e tritura questo cibo”, l’orazione “arriva a gustarlo” e la contemplazione è la dolcezza stessa che riempie di gioia e trasforma”. Guigo paragona il suo metodo a una scala, percorrendo la quale si compie in noi una progressiva evoluzione, così illuminati e nutriti dalla Parola di Dio entriamo nell’obbedienza al Padre che Gesù vuole comunicarci per fare la sua volontà.  Ecco nello specifico i gradini.
Lectio: la lettura è ascolto attento e docile delle Scritture fatto nel silenzio interiore. Si tratta di ascoltare e accogliere, prima ancora di riflettere.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, Parola fatta carne che illumini ogni uomo, insegnami ad ascoltare ciò che tu mi dici nella Santa Scrittura e a scoprirvi il tuo vero volto e quello del Padre tuo.
Meditatio: la meditazione consiste nel riflettere e indagare su una verità nascosta. Quindi, nella lettura occorre “cercare” (= meditare), che significa fare l’analisi del testo per poter prestare attenzione alle parole e al contesto.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivente, insegnami a masticare e assimilare la Parola viva del tuo Vangelo, affinché essa mi trasformi e renda il mio spirito pienamente conforme a ciò che Tu sei e a ciò che Tu vuoi.
Oratio: l’orazione è l’adesione del cuore a Dio in un dialogo amicale. La Parola venuta in noi, torna a Dio sotto forma di preghiera.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, insegnami a parlare al Padre con il quale Tu dialoghi continuamente nel vincolo dello Spirito Santo. Accendi il mio cuore con l’Amore che ti unisce al padre e sii Tu stesso in me continua preghiera.
Contemplatio: la contemplazione è l’elevazione in Dio dello spirito umano in una comunione d’amore trinitaria. È adesione a Dio con la mente e col cuore. Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione, ma pochi ci riescono. Si assapora la dolcezza della gioia eterna.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, scava nel mio cuore una sete d’amore così grande che il tuo Spirito mi faccia partecipare alla comunione d’Amore delle tre persone divine, in quel silenzio che trascende ogni parola e ogni sensazione.
Dato che solo l’amore spinge all’azione…(S. Teresa di Lisieux), il resto della vita è: 
Actio: Manifestare nelle azioni la carità che nutriamo nel cuore. L’uditore della Parola deve metterla in pratica.
Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, Parola di Dio divenuta uomo, vieni tu stesso in me e porta a pieno compimento la luce e la tenerezza divina che ho ricevuto dalle Sacre Scritture. Tu che hai mangiato, dormito e lavorato, insegnami ad essere pura trasparenza di te quando mangio, dormo, lavoro e in qualsiasi altra azione della mia vita.
Secondo il metodo adottato dal Card. Carlo Maria Martini l’actio è preceduta da ulteriori pilastri:
la consolatio, che significa avvertire il tocco di Dio; la discretio o discernimento, ossia comprendere la differenza tra valori e non; la deliberatio, cioè la scelta di azioni e di uno stile di vita conforme al Vangelo, che inevitabilmente non può che sfociare nell’actio.
Paola Di Girolamo

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