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sabato 23 aprile 2011

La mia Gi.Fra.

Il bello doveva ancora arrivare, il bello, quando ami Gesù Cristo, è sempre dietro l’angolo, trova sempre un modo per farti emozionare e per sorprenderti.

Abitudine è una parola che è vista in negativo, in realtà una volta un sacerdote mi disse che significava “ciò di cui mi rivesto”, guardando l’etimologia leggo disposizione, inclinazione e consuetudine. Abitudine è l’inizio della mia storia, sì perché io ero abituato a frequentare gruppi ecclesiastici, e in particolare ero già un francescano: in quelle salette del convento più cittadino della Campania, sono nato e cresciuto, ma a sette anni entrai, incominciai a scrivere questi miei dodici anni di francescanesimo. Confesso che non ci penso molto a questa esperienza della mia vita, in realtà forse non penso che le due cose siano separate, le vedo come un'unica continuazione della mia vita, è un tutt’uno. Un'unica cosa, una sola grande storia d’amore.
In Gi.Fra. entrai a tredici anni, mi chiamò Elvira, vecchia presidente della Gi.Fra. di Piedigrotta, una Gi.Fra. da rifondare, una fraternità che in ambito provinciale e regionale aveva avuto il suo peso, ma una fraternità dove non ci fu il ricambio generazionale, dovuto al fatto che tutte le persone passarono all’OFS senza che ci fossero ragazzi più giovani che potessero prendere in mano le redini. A tredici anni della vita pensi di sapere tutto, in realtà sai ben poco. Era un periodo in cui ero in piena crisi esistenziale (quella che gli esperti chiamano pre-adolescenziale), c’era un ambiente nuovo per me, l’età variava dai tredici ai trenta anni. Capiì dopo che non tutti erano lì per lo stesso motivo: c’era chi voleva “rimorchiare”, chi per nuove amicizie, chi cercava le risposte ai suoi interrogativi. Capì anche, col tempo, che le vie del Signore sono infinite e sono vari i modi con cui tu ti avvicini … ma ritornando a noi, i primi anni non li vissi a pieno, in fondo lo dice anche San Paolo: “Quando ero bambino, credevo da bambino ma ora che sono adulto credo da adulto”.
Non avevo problemi a dire agli altri che seguivo un corso d’aspirante gifrino, ma la consapevolezza della mia scelta, della bellezza che avevo a portata di mano, la riconobbi soltanto a inizio del terzo anno delle superiori: leggendo il vangelo di Gesù e la peccatrice. Da lì in poi Gesù ha occupato sempre più posto nella mia vita fino a diventarne la persona più importante, e come per tutti ci sono, ahimè, alti e bassi nella mia vita cristiana di giovane. Da lì ha anche acquistato consapevolezza nel compito di ri-formare la Gi.Fra. di Piedigrotta, Elvira non c’era più, tante persone se ne erano andate e molti ragazzi che sembravano interessati incominciarono a prendere altre vie … Un duro colpo fu per me l’11/05/2008, una data che mi rimase impresa perché seppi che una delle persone con cui condividevo lo stesso sogno se ne andò in un’altra fraternità lasciando un grande vuoto, che non saprei dire se si è colmato. Alcune delle mie bellissime certezze incominciarono a volare via, portate da un vento che sapeva di brezza marina prima della tempesta …
Ormai eravamo quattro o cinque, i rapporti con il Consiglio Regionale si erano fatti difficili per problemi con il nostro formatore. Capiì anche che la fraternità è fatta d’uomini e donne di carne che sbagliano … Intanto la forza mi venne dalla Regione, si, dai ragazzi delle altre Fraternità regionali, ai campi, cui spesso andavo solo io, ho vissuto le più belle esperienze della mia vita. Posso tranquillamente affermare che se non hai fatto un campo Gi.Fra. nella vita hai visto ben poco.
E le tre fraternità cui devo di più sono sicuramente Sant’Agnello, Pozzuoli e Portici, che voglio ricordare in questa mia memoria per il loro sostegno spirituale e anche materiale.
Ed è proprio a Pozzuoli che io mi volevo trasferire: da noi, le cose non andavano avanti, erano tre anni che si aspettava di fare una Promessa, ormai io mi sentivo con me stesso pronto, ed è come in un certo senso l’avessi già fatto dentro di me.
Il problema è che a Piedigrotta non si tirava avanti, si rimaneva bloccati, ma quando proprio tocchi il fondo, è lì che il Signore interviene: era il 28/12/2008, incontro regionale al palazzetto dello sport di Ponticelli. Quella mattina dovevamo essere gli ultimi quattro rimasti: Adriana, Benedetta, Matteo ed io. Tutti e quattro per dire: Piedigrotta c’è. Quando la mattina mi svegliai, vidi che il cellulare squillava e lessi i messaggi che, causa motivi influenzali, nessuno sarebbe venuto, andai solo io a Soccavo dove c’era il pullman che ci avrebbe accompagnati a Ponticelli… Le facce della gente in quel giorno non me lo posso mai dimenticare, della serie “che ci speri ancora a fare”…
Ma da una grigia mattina d’inverno, divenne un caldo pomeriggio di dicembre... Nella Santa Messa ricordo solo una grande armonia, una melodia mai sentita prima e tre parole: “ Gigi di Piedigrotta”…
In quel "Gigi di Piedigrotta" ci sono una storia, la mia storia, il mio amore per Dio e la mia Fraternità, i miei luoghi e tutto ciò che mi appartiene, che è parte di me, che in questi anni è diventata mia abitudine. Le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo, siamo noi che scegliamo, che facciamo un salto, che viviamo, che sogniamo, e che non ci perdiamo nella molteplicità estetica della vita.
Mi ero affidato a settembre a Francesco e Chiara sulle loro tombe per formare la Gi.Fra. a Piedigrotta, ci sono tornato due anni dopo, ho ancora le lacrime agli occhi quando rividi le loro tombe... Chiara, Luminosa stella di Dio, e Francesco, giullare del Cristo Risorto.
La Provvidenza di Dio ci mandò come formatore Giovanni di Portici, un ragazzo cui devo solo il mio grazie, e il 10/05/2009 fu Promessa, quel giorno anche i cieli esultarono: due amiche mie mi confessarono che sentirono lo Spirito Santo che faceva tremare la Chiesa.
Era la prima pietra per formare una famiglia e la mettemmo Benedetta, Matteo, Adriana ed io, con quella poveretta di Gaia la quale avrebbe fatto carte false per fare la Promessa. Piansi quel giorno, il pianto più lungo della mia vita. Il bello doveva ancora arrivare, il bello, quando ami Gesù Cristo, è sempre dietro l’angolo, trova sempre un modo per farti emozionare e per sorprenderti.
Il Signore mi donò dei fratelli. Questa frase racchiude il mio primo anno di Promessa, in cui arrivarono nuovi ragazzi per la formazione della Fraternità, fu un anno bellissimo fatto d’incontri e di conoscenza. E il 30/05/2010 rinnovai la Promessa e con noi anche Gaia, in più nove ragazzi entrarono ufficialmente in Fraternità tramite il Rito dell’Accettazione. I tempi di Dio non sono i tempi degli uomini. Dopo un anno mi ritrovo ancora qui a scrivere di questa bellissima storia d’amore, anche se questo è stato più difficile del primo per via della difficoltà di portare avanti una Fraternità sempre più consapevole delle proprie scelte.
In questa bellissima storia d’amore che io ho vissuto in questi sei anni, so in fondo che il Signore tirerà il meglio da questa situazione. In tutte le famiglie ci sono gli alti e bassi, bisogna ri-creare la voglia di stare insieme e di ricordarci sempre che noi viviamo per un motivo: “Abituarci a essere araldi del tuo pacifico Regno”.
Dedico questo scritto a tutti, alle persone che ho incontrato nel mio cammino francescano, che il Signore abbia cura di loro e gli dia pace.
Luigi Saggiomo

1 commento:

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